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Ombra, la domenica del Riformista
Super Entomo, l’eroe di Napoli e le sue ronde (di Stefano Ciavatta)
I nuovi equilibri del Secondo Mondo (di Stefano Feltri)
Joe Petrosino, Serpico d’Italia ucciso dalla Mano Nera (di Alberto Tristano)
16 marzo 1959, la Dolce Vita batte il ciak (di Andrea Minuz)
U2 e IRA ( d Antonello Guerrera)
Fulvia La Riformata di Fulvio Abbate
La Zona Cieca di Chiara Gamberale
Le strisce di Stefano Disegni
Raccontare la vita precaria e il mondo del lavoro è oggi una terra di mezzo per letterati, sociologi e giornalisti. Con un vizio all’origine: un realismo senza verifica e «la variante Hemingway della potenza dello scrivere contro l’impotenza dello sguardo. Lontani i tempi di Volponi e Ottieri, regna Saviano? Meglio il filtro del dubbio dello scrittore Usa: «Chi può pretendere di saper raccontare il tutto?».
Raccontare la realtà, raccontare l’Italia. Dopo almeno un decennio di apatia, di minimalismo letterario e giornalistico, gli ultimi anni sono stati segnati da un deciso ritorno all’inchiesta (narrativa, sociologica, militante) e al reportage letterario, o a quello che più in generale viene definito come racconto della realtà e delle sue pieghe. Diciamo che c’è stata un’inversione di tendenza. (…) Definire cosa siano l’inchiesta o il reportage oggi è molto difficile, perché eterogenei sono gli approcci e i risultati. (…) Esiste una vasta terra di mezzo, all’incrocio tra letteratura, sociologia, storia (storia del passato prossimo e storia del presente che si fa), antropologia, giornalismo (ma potremmo aggiungere anche urbanistica, ecologia, psicologia, medicina…): è possibile praticarla, aggirarsi al suo interno, mescolando i generi, dilatandoli e rivoltandoli, facendoli reagire l’un con l’altro. Non tutti, ovviamente ci riescono. Ma alcuni esempi contemporanei – Kapuscinski, Aleksievic, Langewiesche… – spiegano al meglio, con le loro pagine, con la loro opera, quali livelli possano essere raggiunti.
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