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Una voce per Giulietta Masina. La «butta» la Treccani con il suo monumentale Dizionario Biografico degli Italiani. Già, la Masina. Personaggio la cui notorietà sembra presa in prestito, subito blindata dal doppio legame con Federico Fellini. Che infatti immaginando sua moglie in scena la nascose dentro una figurina esile, da fumetto, quale doveva apparirgli fin da subito: era piccola, delicata, onirica, per niente sexy. Però sapeva anche avere una fisionomia presente, determinata, attenta. E così spesso Fellini la restituì al pubblico: dignitosa, a testa alta, ostinata. Ma non bastava per imporsi nell’immaginario dell’epoca, che necessitava del trampolino di un fisico maggiorato. Così mantenne sempre lo status di «creatura», affettuosa e ironica. Unica ribellione uno spirito polemico, non remissivo, nel sostenere i personaggi: graziosa sì, ma a dir poco vivace. Per Fellini aveva cambiato anche il nome, assecondando la mania del regista per i diminutivi. Forse non è un azzardo sostenere che la Masina sia stata la creatura meno amata del circo onirico di Fellini, perché se si avvertiva in lei il rigore al di là del capriccio del marito, la sua figurina in apparenza non lo faceva intuire.

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